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sabato 24 dicembre 2011

LE VOSTRE TESTIMONIANZE

di Alessio (Volontario)

Ho appena finito di scorrazzare tra i Blog di Splinder, ho letto molte testimonianze, articoli e commenti e ho avuto svariate impressioni: alcune emozionanti, altre imbarazzanti... altre………….
Innanzitutto voglio chiedere scusa se darò un'impressione polemica ma, questa mia testimonianza non vuole essere per niente tale anzi, al contrario, vorrei fosse un'occasione per riflettere bene su ciò che ognuno può essere nella propria vita. 

Nella mia povera esperienza di fede, iniziata (ahimè) tardi (1993), una cosa mi è subito apparsa chiara: che "Tutto il nostro FARE dipende dal nostro ESSERE". 

Le nostre opere riflettono ciò che siamo, chi portiamo, cosa doniamo.

Mi domando: Essere operativo secondo il Vangelo, e non secondo il nostro pensiero e le nostre convinzioni, essere operativo nel senso generale cioè in ogni cosa (rapporto umano, azione, impegno in famiglia, sul lavoro, in parrocchia, in metropolitana, con l'amico, con il prete......ecc.) dovrebbe togliere tempo e voglia per la ricerca del cosiddetto pelo nell'uovo (degli altri), per sforzarsi a cercare parole nuove che diano un’ effetto poetico al racconto di esperienze vissute o per fare i difficili..., evidenziando in taluni casi stravaganze e stranezze come se fossero doni di DIO? Per evidenziare (o, ancora peggio, per cercare) le fragilità e gli errori degli altri come se fossimo gli unici ad avere il privilegio di capire CRISTO - senza mai chiederci se lo pratichiamo veramente?


In talune situazioni, mi sono reso conto di com’è facile scoprirsi addolorati a causa del proprio non fare (che , tra l’altro, sempre troviamo il modo di giustificare e mai di correggere) piuttosto che per il proprio non essere”.  … Ci interessiamo al fare, fare,fare….

Proprio ieri, al termine di una piacevole serata, ho confidato a un caro amico quanto timore avverto nel costatare la mia incapacità a mettere in pratica ciò che sono in virtù del Battesimo ricevuto in Cristo mentre, nei pensieri e nelle opere, traspare tutta la mia infedeltà al messaggio d’amore evangelico in esso ricevuto. Vivo costantemente questo disagio che, spesso, mi toglie la pace.

Confesso che ho un grande desiderio di concretezza e pecco molto d’insofferenza per tutto ciò che non le assomiglia.

Ricorro alle preghiere di quanti mi leggeranno perché presentino al Signore nostro Gesù queste mie necessità: “desidero amare alla sua maniera per amare TUTTI allo stesso modo, per parlare poco ed amare molto; vorrei essere un buon cristiano per dare un’autentica testimonianza cristiana; vorrei esser sempre lieto per portare la vera speranza; vorrei impegnarmi poco per me stesso e quanto basta, secondo il volere di Cristo, per tutto ciò che possa veramente glorificare il suo nome; vorrei fare passi concreti verso il paradiso… che desidero ardentemente raggiungere alla fine dei miei giorni”;


Tutto questo potrebbe riassumere, oggi,  il mio impegno di uomo, marito, padre, fratello, cognato, amico, impiegato pubblico, catechista, ministro straordinario della comunione, animatore gruppo coniugale della comunità d’amore e Adorazione Eucaristica parrocchiale, volontario dell’OPG.


Se quanto sopra è un frutto buono, lo offro al Signore mio e Vostro, se è un frutto acerbo e aspro, lo depongo dinanzi a Lui perché diventi sgabello per i suoi piedi come richiesta di conversione del mio cuore e della mia intelligenza al suo amore.


Colgo l’occasione per abbracciare tutti i fratelli internati presso l’OPG di Napoli che, oltre a sopportare i pesi dei loro pensieri e delle loro infermità, devono sobbarcarsi anche del grande e immenso compito di essere strumenti di beatitudine, di rinascita e di salvezza per molti, senza neanche immaginare che Dio li ha preferiti a uno come me.

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