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venerdì 25 aprile 2014

SI PUO’ STARE MEGLIO IN O. P. G. CHE ALTROVE?


La domanda è provocatoria ma la risposta, in alcuni casi è affermativa. Grazie a Dio sono pochi. La maggior parte sta molto meglio fuori dall'O. P. G. Se qualcuno ritorna di propria volontà più che mai le ragioni devono essere cercate nel percorso molto personale di ognuno.

Nonostante questo, due schemi si ripetono:

Il primo è che il carcere è fatto per accogliere dei condannati, quindi deve accettare le persone così come sono. L’O. P. G. di Napoli si sforza, con grande merito, di proporre dei percorsi riabilitativi, ma il DNA di un carcere è il contenimento. E colui che vuole poltrire o ha capacità troppo limitate di impegno in un progetto può sentirsi più accettato in una struttura come il carcere.

mercoledì 23 aprile 2014

COME SI STA NEGLI O. P. G. CHIUSI?


Come ormai tutti sanno gli O. P. G. “sono chiusi” già dal 31 marzo 2013, cioè più di un anno fa. La prima proroga è scaduta il 31 marzo 2014 e il presidente Napolitano ha rifiutato di firmare la proroga triennale come gli era stato chiesto ma solo fino al 2015. È evidente da parte sua l’intenzione di spingere tutti a tener fede all’impegno di superamento degli O. P. G., senza, penso, farsi illusioni sul fatto che ci saranno altre proroghe.

Il problema della malattia mentale sul piano sociale e della riabilitazione è troppo complesso perché questa nostra società e questa nostra politica, così come sono, riescano a fare diversamente. Però il non adagiarsi, il non rassegnarsi, il non essere complice è già importante.
Ribadisco però, parlando della realtà che vedo a Napoli, senza impegnarmi per altre realtà, che se il concetto stesso di O. P. G. è proprio folle perché condanna al carcere persone dichiarate ufficialmente innocenti penalmente, e se la tutela giudiziaria appesantisce troppo spesso il percorso di questi nostri amici, da  un altro lato, l’istituzione pubblica servita da “corpi” (polizia penitenziaria, sanità nazionale, impiegati statali) ha dei vantaggi, assicurando una professionalità sulla quale è possibile contare, aldilà delle qualità dei singoli.
È ovvio anche, e Napoli lo testimonia, che l’impegno e il cuore dei singoli operatori incide molto sulla realtà concreta.

L'effetto positivo della legge di chiusura è un'attenzione nuova ai casi di lieve pericolosità sociale e la possibilità di mettere in comunità o di far tornare a casa molti che, anni fa, sarebbero rimasti dimenticati in O. P. G. Credo che si possa dire che l' "ergastolo bianco" non esiste più.

lunedì 21 aprile 2014

CRISTO E' RISORTO! E' DAVVERO RISORTO! ALLELUJA!

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  5 anni fa sono entrato all’O. P. G., proprio a Pasqua.

La Veglia della notte di Pasqua inizia sempre con il “Fuoco Nuovo”. Nessun Cappellano di carcere, purtroppo, anche quelli che hanno la grazia di celebrare la Domenica mattina con i loro amici detenuti o internati, come P. Tonino che mi ha preceduto all’O. P. G. e non ha mai voluto essere parroco perché aveva scelto di dare la priorità agli internati, può celebrare di notte con loro. Eppure la Veglia riassume tutta la nostra vita cristiana.

L’augurio che faccio a me e a tutti coloro che vivono e lavorano servendo Cristo nell’O. P. G. e che non possono vivere con gli internati la Veglia e il rito del "Fuoco Nuovo" è di comunicarlo con la nostra presenza, il nostro servizio, di ripartire da questa Pasqua con il “Fuoco Nuovo” di Cristo, con il “Fuoco Nuovo” dentro.

Ecco alcune immagini dell’Altare della Reposizione che ci ha fatto come ogni anno la volontaria Patrizia. Ragionavamo insieme che almeno il Presepe dura di più. L’Altare della Reposizione sembra tanta fatica per molto poco, tre giorni soltanto. E bisogna pensare a tutti i particolari, tutti gli elementi da portare in carcere, chiedere l’autorizzazione per ogni cosa…
Decisamente in parrocchia è un po' più facile.

Invece l’amore che si riversa in questa opera non è perso. Certamente lo vede Dio ma anche molto visibilmente alcuni ospiti o membri del personale esprimono il loro grazie, e si organizzano alcuni momenti di preghiera spontanei davanti al Santissimo Sacramento, individualmente o a gruppi, in questi giorni così speciali della Settimana Santa.