Visualizzazioni totali

sabato 24 dicembre 2011

Giornata di accoglienza per internati dell’O. P. G. di Napoli

di Fra' Sereno
Gli internati dell’O. P. G. di Napoli sono uomini (non ci sono donne) che hanno commesso un reato in condizioni di malattia mentale tale da non essere imputabili; ma la pericolosità sociale manifestata ha implicato una misura di sicurezza (internamento) che ha inoltre lo scopo di impostare con loro un percorso terapeutico e di riabilitazione.IMG_3887
Per alleviare la condizione di queste persone moralmente innocenti e creare opportunità riabilitative e di verifica dell’efficacia delle terapie, la legge prevede la possibilità di attività esterne.
Tra l’altro si organizzano uscite di un giorno a gruppi di 8-10 internati al massimo.--br--
Escono soltanto i soggetti di cui si è sicuri.
Non esistono tra gli internati affiliati a organizzazioni malavitose. Sono tutti malati mentali a volte minorati mentali, talvolta con reati ridicoli (per esempio “rapina” di 7000 £ nel 1992, da allora in carcere perché “socialmente pericoloso”). Per lo più sono bravi ragazzi un po’ balordi, e l’O. P. G. serve spesso da discarica sociale.
La responsabilità di custodia è solo dell’Istituto che fa accompagnare gli internati da membri del suo staff.
Per ragioni amministrative, di regola non ci sono uscite di domenica.
Alla parrocchia si chiede:
  • di accogliere l’intero gruppo per il pranzo. Non partecipano le loro famiglie per cui il numero di persone da accogliere non può superare le 15 unità. Qualche giorno prima l’O. P. G. può comunicare sia il numero sia l’elenco nominativo delle persone che vengono.
  • di partecipare all’animazione della giornata nel modo che si crederà più opportuno.
  • dare una testimonianza cristiana quanto più calorosa verso persone molto ferite dalla vita.

Si deve tener conto che ciò che maggiormente manca a questi fratelli è la libertà! Oltre il pranzo seduti, non vogliono star chiusi ma vedere orizzonti, spazi ampi, bellezza della natura e della città. Vogliono poter scendere dal pulmino e sgranchirsi le gambe, sedere ad un tavolo di bar, comprare da soli il pacchetto di sigarette e fare – da soli – una telefonata alla famiglia, ecc. Vivere una giornata di libertà.
La condivisione affettuosa della giornata da parte del gruppo Caritas, delle famiglie, un incontro con i bambini, un gioco, l’animazione canora del pranzo, un regalino in segno di affetto, le mille iniziative che può escogitare la creatività cristiana sono quel di più che rende una semplice giornata un momento indimenticabile per queste persone ferite.
È bene prevedere un piano B nel caso in cui dovesse piovere quel giorno (proiezione di un film, ecc.). Ma l’esperienza insegna che comunque preferiscono affrontare la pioggia piuttosto che rimanere chiusi quel giorno.
Lo schema tipo potrebbe essere:
Arrivo in parrocchia verso le 9.30 – 10, accoglienza da parte del parroco se è possibile e da parte del gruppo volontari con un caffè e un biscotto. Non sono assolutamente restii ad una breve sosta di preghiera.
Partecipazione dei volontari alla passeggiata, magari con tutto il percorso organizzato da loro.
Ritorno in parrocchia per il pranzo (ore 13 o più tardi secondo le esigenze di rientro all’O. P. G.).
Pranzo rilassato (non servono piatti ricercati ma la semplicità e l’amore) che sia il vero momento di condivisione e non solo una “sosta funzionale al ristorante”.
A quel proposito se qualche ristoratore vuole prestarsi ad accogliere questo gruppo come è successo sulla costiera amalfitana, ben venga!!!

Nessun commento:

Posta un commento