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sabato 24 dicembre 2011

LA RELIGIOSITA' DEI NOSTRI AMICI. QUALCHE ASPETTO.

Di Frà Sereno

Qualcuno mi chiede cosa c'è di diverso nell’evangelizzare gli amici dell’O. P. G. dalla gente che incontriamo comunemente in parrocchia per esempio.

Un internato mi ha detto: “Padre, Lei non sa cosa significa stare sotto psicofarmaci. È come avere la testa in una gabbia. Non riesco a pregare con la mente. Chiedo al Signore di conservare il mio cuore nello spirito di preghiera!” Questo fratello ha fatto esperienza di Gesù e conosce la Bibbia che cita sempre a proposito.

È importante che sappiate che ci sono persone così in O. P. G. anche se è raro, come d’altronde in parrocchia non è così frequente trovare persone con una fede matura.

DSCN2914C'è una grande poetessa, che ha fatto l’esperienza del manicomio, Alda Merini. Ascoltiamo una sua frase che mi è stata segnalata: “Ero matta in mezzo ai matti. I matti sono matti nel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti sono simpatici, non così i dementi che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita”.

Alda Merini è un punto di riferimento importante. Sul web ci sono molte referenze su di lei.

Questi esempi ci permettono di introdurre anche il discorso di fondo sull’evangelizzazione cioè il dialogo profondo di Dio con i suoi figli attraverso lo Spirito Santo. Senza lo Spirito Santo anche se la ragione è perfettamente in funzione e attenta, non c'è illuminazione, trasformazione, conversione. Certo la ragione è un grandissimo dono, nella vita comune come nel percorso di fede, e va usata, formata, preservata. Ma Dio tocca direttamente l’anima che ha creato! altrimenti non avrebbe senso battezzare i bambini piccoli, e il matto o l’handicappato mentale avrebbero minor dignità degli altri. E purtroppo è quello che vediamo manifestarsi spesso nella società: da una parte c'è l’intuizione che siamo tutti uguali, che chiunque “è uno come noi”, ma ci sono anche tanti meccanismi di emarginazione contro chi non ragiona come tutti, non ha le stesse capacità. Fino all’eliminazione fisica (con l’aborto o l’eutanasia) di chi si ritiene “condannato all’infelicità” perché troppo diverso dalla norma sociale.

In pratica i nostri amici sono molto simili sul piano religioso all’ambiente dal quale provengono. Saranno ignoranti e indifferenti o con una certa cultura e sensibilità religiosa secondo gli insegnamenti ricevuti in famiglia, nella scuola, in parrocchia, ecc. E io dico a tutti: vale la pena “investire” sul bambino che si vede già maggiormente in difficoltà, gli si da un tesoro per tutta la vita. Anche chi non ha potuto evitare l’esperienza dell’O. P. G., perché protetto da una vita di fede e di preghiera, trae profitto dell’educazione cristiana che ha ricevuto da bambino. 



LA CAPPELLA DELL’O. P. G.C'è un aspetto particolare e sintomatico  che si manifesta in modo molto più frequente tra i nostri amici che fuori: le visioni, voci, apparizioni che credono provenienti da Dio mentre non è così. E tra loro c'è il dubbio spesso doloroso che porta ad una grande frustrazione o alla perdita di fede, cioè che queste manifestazioni, secoli addietro, sarebbero state accettate come vere e oggi vengono bollate dalla scienza. Se credono alla scienza, allora è la Chiesa che non capiva nulla e non è affidabile perché non conosce la verità. Se non credono alla scienza, si sentono non considerati riguardo ad un’esperienza molto intima e di valore. Infatti il matto, generalmente, non riesce a criticare espressioni che provengono dalla sua psiche e le crede vere. C'è stato un esempio impressionante: un ragazzo arriva dal carcere perché in preda a delirio mistico. Al nostro primo incontro parlava in modo così convinto e allucinante che sono rimasto colpito. Dopo un breve periodo facevo fatica a riconoscerlo perché aveva un altro aspetto e dai suoi discorsi era completamente scomparso ogni riferimento a queste “visioni”. Era stata azzeccata la terapia. E il bello è che, mentre all’O. P. G. si è dimostrato un ragazzo assennato, servizievole, di buona compagnia, quando ricordava il passato ne parlava come di episodi veri: “quando stavo in carcere, il Signore mi è apparso e mi ha detto…”.

Il criterio che usa la Chiesa per giudicare dalla veridicità di un’esperienza mistica è sicuro ed è molto più antico della moderna scienza psichiatrica. Consiste in questo: Dio viene per salvare! L’incontro con Lui produce frutti positivi e duraturi che sono riconducibili al frutto dello Spirito. Il frutto dello Spirito (..) è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (Galati 5,22).

Ricordo un vecchietto ospitato nel nostro convento, che cominciava a soffrire di varie patologie e trovava il tempo molto lungo per cui pregava per morire. Una mattina portandogli la colazione l’abbiamo trovato che affermava che Gesù gli aveva parlato durante la notte. Il messaggio era questo: questa tua preghiera non la voglio più sentire, so quello che faccio, quando sarà il momento ti verrò a prendere, tu, aspetta con tranquillità.

Nel caso di un fenomeno semplice di auto convinzione, dopo poco tempo, ritrovando le sue sofferenze che erano reali, questo uomo avrebbe ritrovato la sua fragilità e le sue lamentele, forse aggravate dalla delusione di aver creduto e di sentirsi abbandonato. Invece è vissuto ancora vari mesi con una serenità e una gioia sconosciute finora.

Nessuno ci ha chiesto di stabilire con certezza che quell’esperienza fosse soprannaturale e quindi il dubbio rimane legittimo, e quando la Chiesa deve impegnarsi per valutare accadimenti del genere va con molta cautela. Ma questo è il principio ed è semplice e molto sano: l’incontro vero con Dio, con il soprannaturale, non da soltanto una suggestione, un idea, per quanto bella, ma comunica forza, pace, realizza ciò che annuncia. Inoltre la Chiesa verifica che il messaggio è conforme al Vangelo. Quasi sempre le descrizioni che fanno i miei amici delle loro esperienze non corrispondono per nulla a ciò che ci insegna, ci riporta la Bibbia, non sono “né in cielo né in terra”.

Però queste esperienze sono uno scoglio forte nel cammino di queste persone perché, ancora una volta, le credono vere.

D’altronde, spesso anche le persone normali che cominciano a leggere la Bibbia cadono spesso nella trappola del meraviglioso, ne traggono visioni fantastiche che non corrispondono all’umiltà dell’Incarnazione di Gesù, alla sua “normalità”, certamente onnipotente e “miracolosa”, ma “uguale a noi in tutto” tranne che nel peccato. Sappiamo con quanta facilità la gente crede ad apparizioni varie e predizioni di fine del mondo ecc., sia annunciate in nome di Gesù o della Madonna, sia in nome di qualche altra religione (Inca, Testimoni di Geova), la facilità con la quale la gente vede il volto di padre Pio sulle mattonelle di casa, si intimorisce o abbocca, corre, quando qualche mago per televisione o per posta parla di fatture, di amuleti, ecc. Tutto questo avviene perché la loro esperienza di Dio è debole. Nel caso di ammalati mentali si aggiunge inoltre la più forte incapacità di criticare con la ragione le esperienze intrapsichiche.

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