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sabato 4 febbraio 2012

CERIMONIA D'INAUGURAZIONE DI S EFRAMO (fine)

PARLA IL COMM. CELENTANO

In nome della Magistratura, il comm. Celentano pronunzia il seguente breve discorso:

Eccellenza, Signori,
Ciò che con cuore umanitario ammirate, questo ch’è una delle tante espressioni dello spirito innovatore del Fascismo, ha un poi ed un prima, un domani ed un ieri. Era tempo in cui la medicina legale e la psichiatria giudiziaria erano assai più neglette di ora, quando, io, presidente
dell’ufficio d’istruzione di Napoli, vidi con gioia penetrare nelle carceri locali come un raggio di quelle scienze, la operosa figura del prof. De Crecchio. Egli, figlio di un altissimo magistrato, alla cui memoria m’inchino, nipote di quel Luigi De Crecchio che segnò un’orma indelebile nel cammino della scienza medico-legale in Italia, discepolo di quell’apostolo della scienza ch’è il prof. Gaetano Corrado, sembrava ed era il prodotto magnifico della fusione della teoria con la pratica, della scuola con l’aula giudiziaria, prodotto ravvivato da  operosità, da fede, da passioni scendenti per li rami e che vedemmo espresso nell’eroismo di pro nipote del prof. Raffaele Paolucci.
Inverosimile ma purtroppo vero, essendo allora gli uomini del Governo affaccendati in altre faccende, mancava in questo grande centro del Mezzogiorno uno Stabilimento giudiziario in cui gli imputati potessero essere osservati e tenuti se affetti o sospetti di malattia mentale. Occorreva per la bisogna che il magistrato, come cento volte a me capitò, mandasse il detenuto nel risibile ospedale del carcere di S. Francesco, ovvero lo mandasse in Aversa. Immaginate la condizione di un Istruttore obbligato a procedere ad atti di ricognizione, di confronto, ad osservazioni personali in tali miserevoli angustie?
Il De Crecchio non poteva rassegnarsi a tanta miseria e facendo prodigi di attività ottenne che poche stanzette all’ultimo piano di questo carcere di s. Eframo fossero destinate alla osservazione psichiatrica, le fornì poco a poco degl’istrumenti più essenziali e ben presto vi raccolse vari malati o finti malati. Così la Giustizia Penale in Napoli, grazie all’audacia e alla passione di questo Cireneo, potette vedere colmato alla meglio un vuoto che costituiva una delle tante colpe di quel Governo verso la nostra disgraziata città.
Rammento con emozione il giorno in cui il De Crecchio volle farmi vedere la prima volta il suo microscopico ospedale, e dichiaro che la mia ammirazione pel professore fu pari alla mia indignazione per un sistema che permetteva, sotto la bandiera del più rosso sentimentalismo, sì gravi deficienze.
Ora che il vuoto è stato magnificamente appianato, permettete, Eccellenza, Signori, che io, magistrato e cittadino napoletano, al plauso verso il Governo nazionale, che seppe soddisfare un bisogno da 60 anni sentito, unisca l’evviva a colui, che di tale soddisfazione fu l’appassionato, tenace, titanico propulsore.

Anche il discorso Celentano è fatto segno a nutriti applausi.

LA VISITA AL MANICOMIO

Terminata la visita, sotto la guida esperta del Direttore De Crecchio e dei suoi coadiutori proff. Madia e Cremona si iniziò la visita ai vari reparti dello Stabilimento, visita che dura circa un’ora e durante la quale le Autorità esternano al chiaro scienziato tutta la loro soddisfazione per l’opera altamente civile e umanitaria compiuta in prò di Napoli.

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