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sabato 4 febbraio 2012

CERIMONIA DI INAUGURAZIONE DI S EFRAMO 1-11-1925 (seguito)

GLI INTERVENUTI

Tra gli intervenuti abbiamo notato S. E. Castelli, alto Commissario per la Campania col suo segretario particolare comm. Innocenti;
il R. Commissario Baccaredda col suo segretario, i senatori Angiulli Spirito e Pascale, il Generale Ciconetti Comandante della Divisione anche in rappresentanza di S. E. Albricci assente, il Consule generale  S. E: Carafa- D’Andria, con lo Stato maggiore…
(passo gli altri nomi che credo sconosciuti e di minor interesse) tranne forse un prof. Colucci)

LO SCOPRIMENTO

Appena le Autorità prendono posto sul palco la banda del riformatorio intona la “Marcia Reale” e l’inno “Giovinezza”, il pubblico applaude freneticamente mentre il drappo tricolore che ricopre il “Littorio” si abbassa ad un cenno del Direttore. Ai due lati del romano emblema sono scolpite le due date: 23 luglio 1923 – quella del Decreto di trasformazione – e 31 ottobre 1925 – quella della consacrazione ufficiale.

IL DISCORSO DE CRECCHIO

Tra il religioso silenzio dei presenti il prof. De Crecchio pronuncia il seguente discorso:

Eccellenze, Signori Dirigenti Fascisti, Signore, Signori,

il significato che noi Fascisti, ossequienti al deliberato del Gran Consiglio del 6 ottobre, vogliamo dare che questa celebrazione, austera nella sua spontanea semplicità, è duplice, perché con essa dimostriamo che il fascismo – come in tutte le estrinsecazioni di pensiero e di azione – mantiene fermi i suoi impegni in qualsiasi campo dell’attività sociale; e poi, che, di fronte ai problemi della cultura moderna, ha già provato vigorosamente provato che non  secondo a qualsiasi partito.
Chi ricorda, come me, un aureo programma del fascismo, formulato prima del 28 ottobre 1922, epica data, rammenterà come esso si faceva precursore ardito di sane riforme, anche nel vasto campo della psico-patologia sociale.
In questa palestra di umanità e di scienza, precipuo dovere è di curare nel senso biologico, tutte le insane manifestazioni del travagliato spirito umano, sia col trasformare carceri in veri ospedali psichiatrici, sia in riformatori quelle sentine di vizio, che, fino a qualche anno fa erano i reparti carcerari per i minorenni delinquenti, e così, a pochi passi da noi, sopratutto per opera sagace dell’egregio avvocato Di Giorgio, tanto ben secondato dal nostro Commendatore Cremona, voi potreste vedere laboratori e non celle!
Nel maggio scorso, ebbi l’onore di accompagnare il Ministro Rocco in Sicilia, quando Egli, campione superbo della nostra Idea, ed al quale va tutta la nostra commossa gratitudine di concittadini, di Italiani Fascisti e di studiosi, inaugurò il Manicomio Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto.
Ebbene questo Stabilimento, iniziatosi nel 1907, fu, in un anno, rapidamente, messo in condizioni di funzionare. Questo Carcere di s. Eframo fu, invece, trasformato in Manicomio provinciale il 1 luglio 1923 e poiché noi ci onoriamo appartenere alla schiera dei “silenziosi operanti”, così, con ogni riservatezza, senza spirito reclamistico, ci demmo al lavoro, per compiere tale trasformazione, non semplice e irta di difficoltà di varii contenuti.
… a questo punto l’oratore elogia l’opera dei suoi collaboratori, ai quali sente l’obbligo di rivolgere oggi un sentito ringraziamento…
Qòo che noi abbiamo compiuto le Vostre Eccellenze e le SS. LL. potranno ampiamente costatare, senza che io aggiunga parola. Dirò soltanto che dal 1 luglio 1923 fin’oggi, sono stati ricoverati e studiati 534 individui, dei quali 392 furono dichiarati infermi e 142 simulatori.
E la magistratura napoletana cui mi è grato inviare oggi un deferente saluto, può, con serenità, confermarlo.nessuna indagine scientifica, dalla più semplice alla più complessa, è stata da me e dai miei valorosi coadiutori, Dottor Giulio Cremona e Dottore Vittorio Madia, risparmiata, perché il nostro giudizio potesse essere pienamente cosciente, sicuro nel campo della responsabilità. Certo, l’opera ha bisogno ancora di completarsi. Aspra si presenta la via da percorrere, ma, Eccellenza Castelli, io ho fede grande nella Vostra Missione, alla quale Napoli nostra giustamente è fidente, le opere di tutela, di difesa e di profilassi sociale in questo Mezzogiorno tanto calunniato, sarà una vera conquista di progresso e di umanità.
Il simbolo sacro del nostro Littorio, che il ministro Guardasigilli, come di augurio, ha voluto fosse apposto, forse primo in Italia tra isitituti consimili, sulle mura di questo Edificio – secondando una mia proposta – viene a consacrare quasi l’angoscia di quei forti, che nel 1921 soffersero per la nostra Idea.
Signori Dirigenti Fascisti
Voi, che insieme a me, avete palpitato durante gli anni di tribolazione, oggi non potete che godere meco per l’affermazione che questo rito consacra, e noi obbedienti a Voi, nostri Capi,  ci sentiamo orgogliosi e fieri in questo momento dirvi: “ecco la nostra opera modesta sì, ma tenace, piena di fede, di speranza, di orgoglio, obbedienti come ieri a rispondere a qualsiasi Vostro appello, che in nome del nostro onnipossente Duce, suparamato, ci farete.
E tu, Littorio, simbolo della nostra fede, orgoglio della nostra tormentosa generazione, speranza dei nostri figli, terrore dei nemici interni ed esterni, proteggi sempre, come per tuo destino queste finalità nostre, e che i ricoverati entro queste mura isolate, ma dove cuore e mente governano, trovino pace, amore, giustizia, per poter un giorno ben operare ed essere fusi nella compagine omogenea e salda dei fratelli liberi della forte Italia Imperiale.

Il discorso del prof. De Crecchio è coronato da una salva di applausi.

PARLA IL COMM. CELENTANO

In nome della magistratura il comm. Cementano pronunzia il seguente breve discorso

Eccellenza, Signori,


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