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martedì 17 gennaio 2012

Chiusura dell'O.p.G.? Pubblichiamo l'articolo degli Amici dell'OPG di Reggio Emilia


Cari amici, ecco riportato qui di seguito l'articolo citato da Fra' Sereno nel post precedente.

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L’Ospedale Psichiatrico Giudiziario

(Realizzato in collaborazione con la redazione di "Effatà", dell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia)

Cos'è un O.P.G.

L’Opg (ospedale psichiatrico giudiziario) è la struttura detentivo - medica che sino alla
riforma penitenziaria del 1975 era chiamato manicomio criminale. Ha la funzione di custodia (per la difesa sociale) e contemporaneamente di cura e trattamento (per il reinserimento). È parte integrante del sistema penitenziario e si basa sulla norma giuridica secondo cui l’imputabilità di un soggetto, autore di reato, è subordinata alla sua capacità di intendere e volere.


Chi sono i pazienti degli OPG

I pazienti degli OPG appartengono alle seguenti categorie di reclusi:
  • rei di un delitto, ma prosciolti perché ritenuti totalmente incapaci di intendere e volere al momento del fatto, cui è stata applicata la misura di sicurezza di internamento in la misura di sicurezza di internamento in OPG perché socialmente pericolosi (la misura di sicurezza è revocabile entro ilperiodo minimo di 2-5-10 anni, a seconda del reato, stante gli istituti del riesame e alla revocaanticipata, ma può anche essere prorogata);
  • detenuti seminfermi o minorati (detenuti con riduzione di pena a causa di parziale incapacità di intendere e volere al momento del fatto);
  • imputati sottoposti a misura di sicurezza provvisoria;
  • detenuti, già condannati, inviati in osservazione a causa di comportamento anomalo in carcere;
  • detenuti ai quali in carcere, durante la pena, è sopravvenuta infermità psichica;
  • detenuti (solo in alcuni OPG) sottoposti alla misura di sicurezza Casa di Cura e Custodia.
Per quanto riguarda i rei, essi sono stati ritenuti tali da una sentenza, e in conseguenza a una perizia, incapaci di intendere e di volere al momento del fatto e per questo motivo prosciolti. A tali soggetti viene applicata una misura di sicurezza detentiva derivante da un giudizio di pericolosità sociale.
Cosa si intende per "pericolosità sociale" e cos'è il "periodo minimo di internamento"
Un proscioglimento, che in realtà è una condanna, riesaminabile entro 2 – 5 – 10 anni. Incolpevoli perché infermi, comunque ristretti e contemporaneamente curati in strutture che sono carceri mascherate da ospedali, regolate da Ordinamenti Penitenziari che solo la (eventuale) sensibilità di Magistrati di Sorveglianza, Direttori ed operatori può adattare alle condizioni di salute mentale e fisica.
Il livello di vita che ne deriva è spesso inutilmente affliggente, caratterizzato da forti tensioni, quando la serenità e la tranquillità dovrebbe essere fondamentale in una struttura con questa tipologia di ricoverati. Vi sono internati che non hanno consapevolezza di quanto è loro successo e di cosa e di come stanno vivendo l’esperienza dell’Ospedale Psichiatrico. Soggetti - oggetti, ridotti in questo stato per cause psichiatriche, o in alcuni casi per fortissime carenze culturali, o perché appartenenti a etnie diverse. Tra quelli che sono consapevoli della propria colpa, molti comunque non sanno darsene motivo e sono schiacciati dai rimorsi. Non manca anche chi rivendica la propria innocenza. I rimorsi e le rivendicazioni dei ricoverati sono comunque soffocati, talvolta si trasformano in patologie, anche gravissime, che rendono
irritanti e incomprensibili atono irritanti e incomprensibili atti e atteggiamenti, incoraggiando giudizi sommari e ulteriori esclusioni dal vivere sociale. Per molti, il paziente internato è comunque "uno che ha sbagliato e deve pagare".

Quando si può uscire,... ovvero cosa determina la revoca della misura di sicurezza


Quella che non doveva essere una pena bensì un periodo di custodia, cura e riabilitazione si tramuta in un periodo di detenzione terminante spesso anni dopo il cosiddetto periodo minimo di internamento. La revoca della pericolosità sociale avviene solo quando, a malattia stabilizzata o controllabile con cure, l’internato dimostra capacità di interagire con il mondo esterno: si reinserisce nella propria famiglia (qualora esista o non sia solo un insieme anagrafico) con difficoltà derivanti dal fatto che molti reati hanno origine proprio
nell’ambiente familiare; acquisisce un reddito e un tetto, dimostrando di avere rimosso anche il più piccolo dei motivi che scatenarono il reato, che talvolta è arduo definire delitto.
Quindi devono esserci affetti, reddito, strutture sul territorio di residenza per le cure e i controlli, tranquillità, disponibilità private (familiari) o pubbliche. Tutte condizioni necessarie a reinserire un uomo che aveva "deviato", ma difficili da trovare, mobilitare e sincronizzare. Ne deriva che spesso l’internamento continua, prolungando e di molto proprio le misure di sicurezza corrispondenti ai reati più piccoli, in un rincorrersi di speranze che presto si trasformano in frustrazioni, spesso con l’aggravamento delle patologie.

La condizione degli uomini reclusi

Il Cappellano dell’OPG di Reggio Emilia, ha definito la condizione che gli internati si trovano a vivere come quella dei "traditi e dei rinnegati". Il tradimento, per chi vive in condizione di follia, ha bisogno di alleanze e di legami. Niente è più devastante della solitudine e l’OPG è la negazione di ogni possibile alleanza. Con un internato non si scende a patti, perché la struttura mette gli operatori nella condizione di essere più forte. Il rinnegamento invece è proprio di chi non si vuole compromettere e, al di sopra di ogni legame, preferisce optare per il prestigio personale, la posizione sociale, la falsa tranquillità.
L’internato deve essere aiutato, anche a capire quanto danno derivò dalle sue azioni. Deve sapere che "fuori", nel frattempo, altre persone hanno avuto la vita più o meno condizionata dai suoi atti. Ecco allora la necessità anche di un insieme di azioni che portino il "reo" incolpevole a reinserirsi nella vita, altrimenti potrà riaprirsi la "farà riaprirsi la "falla" che lo farà affondare per sempre.

C'è qualcosa da riformare?

La Struttura dell’O.P.G., quale ora è, necessità di un radicale cambiamento, a partire dalle leggi che la regolano. In tal senso sono stati proposti due disegni di legge. Il primo, per opera del Sottosegretario alla Giustizia Franco Corleone. Il secondo della Regione Emilia Romagna, di cui è autore Gian Luca Borghi, attuale Assessore alle Politiche Sociali. Il primo propone che il "matto" sia imputabile, così da sostenere un processo, avere una pena definita, che comunque tenga conto del suo stato, riducendo così il rischio "dell’ergastolo bianco". Il secondo invece mantiene la non impunibilità, ma chiede OPG regionalizzati per le misure di sicurezza di 10 anni, evitando internamenti per le misure minori, demandando cure e controlli a strutture sanitarie locali separando le attività sanitarie da quelle di controllo.


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