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venerdì 8 marzo 2013

8/03 NEWSLETTER DEL SENATORE MARINO SUGLI OPG

Non è che io sia troppo d'accordo con ciò che scrive il Senatore Marino nella sua ultima newsletter, oppure a Napoli abbiamo superato l'O.P.G. da sempre, non sono mai stato in un O.P.G. Ma non impedisce che è giusto permettere un confronto. Tanto più che, senza conoscerla e con grande cautela di principio da parte mia, costato che l'autrice del libro alla presentazione del quale il Sen. Marino ci invita, riprende un tema che mi pare centrale e che è vicino alla riflessione che proponevo in un post precedente sulla riforma della misura di sicurezza: "Si tratta di una svolta epocale (la chiusura degli O.P.G.), ma emerge forte un interrogativo: qual è stata la riflessione delle istituzioni sulla cura della malattia mentale? Il problema, forse, dopo le zone d’ombra della legge n. 180, non è dove curare ma come."
Care amiche e cari amici,
in questo periodo di grave crisi, economica, politica e culturale, non possiamo permettere al nostro Paese di continuare a non rispettare la dignità delle persone ammalate. Per questo non possiamo dimenticare gli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG).
Ritengo inaccettabile una proroga alla chiusura degli ex manicomi criminali: sembra, infatti, si stia discutendo di un rinvio di almeno un anno rispetto alla data, fissata dalle legge 9/2012, per il 31 marzo 2013. Il Governo ha tardato nell’emanare i provvedimenti necessari per l’utilizzo delle risorse e le Regioni non sono pronte ad accogliere i propri ammalati: ma queste non sono giustificazioni plausibili.
Già da molti mesi la Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale ha formulato una proposta per l’attuazione della riforma sugli OPG. Una riforma che abbiamo voluto fortemente dopo due anni di inchiesta e di denuncia delle condizioni di degrado di queste strutture.
Il 15 ottobre scorso mi sono recato dal Presidente del Consiglio Mario Monti per esprimere grande preoccupazione e consegnare una lettera con la quale si suggeriva al Governo una soluzione: nominare una figura con pieni poteri per applicare la legge votata dal Parlamento e che possa gestire il percorso di chiusura e le risorse economiche messe a disposizione. Ci è stato detto che non era possibile, ma noi non ci stiamo.
Ricordo un altro fatto rilevante: nello scrivere l’articolo di legge sugli OPG, la Commissione d’inchiesta ha ritenuto fondamentale prevedere dei fondi certi: 120 milioni per il 2012 e 60 per il 2013 per la realizzazione delle nuove strutture, 38 milioni per il 2012 per l’assunzione del personale e altri 55 milioni ogni anno a partire dal 2013. Sono soldi immediatamente spendibili e persino svincolati dalle limitazioni che esistono nelle Regioni sottoposte a piano di rientro o a commissariamento.
Restare in OPG significa non avere assistenza medica: persone che soffrono di cuore, disabili in sedia a rotelle, pazienti affetti da diabete e da altre malattie gravi non possono essere assistiti. Lo stesso vale per la terapia psichiatrica e psicologica. Queste persone sono costrette a vivere in un luogo dove le lenzuola non vengono cambiate per settimane e a volte sono gli stessi operatori a portarle da casa; dove d’inverno il riscaldamento spesso non funziona e gli spifferi delle finestre gelano le ossa; dove si è costretti ad infilare le bottiglie d’acqua nel buco dei bagni alla turca per farle rinfrescare d’estate o per impedire la risalita dei topi. Sono queste le cure che lo Stato riserva a chi dovrebbe assistere? Quanto ancora vogliamo prolungare questa tortura?
Non possiamo far calare il silenzio su questa situazione, né dimenticare. Per chi è a Roma sabato, ne parlerò alla presentazione del libro “La pazzia dimenticata”  alla libreria Assaggi. Ignazio Marino.
l’autrice, Adriana Pannitteri, ne parlerà con Ignazio Marino
La pazzia dimenticata

Viaggio negli ospedali psichiatrici giudiziari

Sulla base delle nuove disposizioni di legge, gli ospedali psichiatrici giudiziari devono chiudere. Tra gli internati c’è chi ha commesso reati minori e potrebbe essere assegnato ai dipartimenti di salute mentale, già in difficoltà a gestire i propri pazienti sul territorio. Ma soprattutto ci sono autori di crimini efferati, malati mentali gravi che necessitano di cure e attenzioni particolari, e che troverebbero accoglienza in strutture residenziali a carattere regionale per ora esistenti solo sulla carta. Si tratta di una svolta epocale, ma emerge forte un interrogativo: qual è stata la riflessione delle istituzioni sulla cura della malattia mentale? Il problema, forse, dopo le zone d’ombra della legge n. 180, non è dove curare ma come.
L’autrice ci accompagna all’interno degli ospedali psichiatrici giudiziari, rivelando le storie degli internati e il disagio degli operatori, e delineando le possibili prospettive con esperti e medici in un confronto serrato sulla cura della malattia mentale.
Adriana Pannitteri. Giornalista del Tg1 della Rai e dal 2001 conduce anche i telegiornali della fascia del mattino. Ha seguito scottanti casi di cronaca e pubblicato libri di interesse civile e sociale: Madri assassine. Diario da Castiglione delle Stiviere (Gaffi, 2006); Vite sospese. Eutanasia, un diritto? (Aliberti, 2007); La vita senza limiti. La morte di Eluana in uno Stato di diritto, con Beppino Englaro (Rizzoli, 2009). Insieme al fotoreporter Giampiero Corelli ha pubblicato Tempi diversi. Voci e volti dalla clausura (Mistral, 2007) e Il vento negli occhi. Donne militari (Imago, 2012).
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