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venerdì 30 novembre 2012

GIORNALISMO


Ogni tanto gli O. P. G. hanno l’onore della cronaca.
Tanti anni fa, da adolescente desideravo diventare giornalista. Poi ho vissuto una occupazione liceale, le “Printemps des Lycées” in Francia nel 1971. Grande collera nel nostro Liceo di Provincia per la morte di un compagno durante l'ora di educazione fisica che si innescò su altre agitazioni a Parigi e poi in tutta la Francia contro la Riforma Scolastica di allora, per i tagli nel Bilancio dello Stato, ecc.
In quel periodo rimasi sbalordito leggendo i giornali che riportavano ciò
che vivevo in prima persona. L’occupazione cominciava 10 giorni prima, un nostro “sit in” in piazza si raddoppiava, e i manifestanti quadrupplicavano, ecc. Pensai allora che non sarei diventato migliore giornalista degli altri, perché bisognava lavorare troppo veloce, scrivere subito, per l’indomani. Così finì la mia vocazione al giornalismo.
Continuo spesso ad essere scontento degli articoli che raccontano ciò che ho vissuto in prima persona, anche se il motivo delle approssimazioni non è sempre la fretta che incalza il giornalista.
Su Repubblica (27 novembre “Napoli” p. VIII) trovo un articolo sull’emergenza O. P. G. in Campania dopo la visita di Psichiatria Democratica. Dai titoli (O. P. G., allarme degli psichiatri/ “ancora troppi reclusi, intervenire per far rispettare la legge”) e dall’inizio del testo sembra che i due O. P. G. siano presidi-lager, pieni di inadempienze. Nell’articolo poi si parla solo di quello di Aversa, anche se Psichiatria Democratica è venuta all'O. P. G. DI Napoli. Di Napoli si accenna soltanto con una cartina d’Italia che situa gli O. P. G. sul territorio e un diagramma dei numeri di ricoverati a Napoli e a Aversa. Non fa niente che Castiglione delle Stiviere sembri sul Po e non sul lago di Garda com'è in realtà. Ciò che dà un po’ fastidio è che si attribuiscano 143 internati all’O. P. G. di Napoli per una capienza regolamentare di 100 posti con soglia di tolleranza fino a 120. Da quando sono arrivato, quasi 4 anni fa, non abbiamo mai raggiunto una tale cifra. Ho conosciuto picchi temporanei oltre i 130 ricoverati e la situazione era insopportabile, anche se, purtroppo, molte altre carceri stanno peggio.
Al primo ottobre i nostri ricoverati erano 120, e al primo novembre, 113. È sempre un 13 % sopra la capienza regolamentare e non fa piacere, ma per un articolo allarmista sarà sembrato fin troppo poco. Ecco allora agggiungere altri 30 ricoverati. Una bugiarella “a fin di bene” può sempre servire.
E invece credo che in un giornale una bugia o la superficialità non facciano mai bene.
Mi ricordo quando lavoravo ad Algeri e andavo a comprare “El Mudjahid” (Il Combattente) il quotidiano nazionale che era anche organo del Partito Unico, l'edicolante con il quale avevo fatto amicizia mi diceva spesso: “vuole il Piccolo Bugiardo?”. Ma l'Algeria era in un contesto politico di dittatura. Da noi, in contesto di libertà, dovrebbe esistere solo una stampa e un giornalismo liberi e fieri di servire solo la verità, anche con sacrificio, che poi dovrebbe chiamarsi professionalità.
Preciso e ripeto che fin dall'inizio del mio servizio di cappellano desidero che gli O. P. G. chiudano. Ma solo per un beneficio agli ammalati mentali ricoverati e alla società, non per il beneficio di passarella o di soldi di qualcuno.
L'impostazione concettuale degli O. P. G. (mettere in carcere persone riconosciute penalmente innocenti, anche se, alcune almeno, sono oggettivamente pericolose socialmente) e i limiti e inadempienze veri che si possono riscontrare sono più che sufficienti per scrivere articoli interessanti che contribuiscano ad un'informazione positiva e formativa per la coscienza di un popolo e dei suoi dirigenti e le loro decisioni in campo sociale e politico. Anzi, invece di mettere in risalto solo il male e spesso con strattagemmi un po' miserevoli che aggiungono solo altro male e confusione, portando a pessimismo e disimpegno, sono sicuro che articoli solidi che aiutano a conoscere la vera complessità dei problemi e tutto il positivo che esiste, risulterebbero molto più interessanti e soddisfacenti anche per la propria auto stima di chi scrive.
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