Oggi ho celebrato le esequie di Carmela. Una parrocchiana
molto assidua stroncata da un tumore. Uno dei suoi figli sta in carcere. All’ultimo
momento mi è stato chiesto un attestato per farlo venire al funerale perché non
aveva avuto il permesso di incontrare la madre in fin di vita. Sono
venuto apposta in parrocchia di mattina per dare questo attestato. Immaginavo
che non avrebbe avuto esito. Sono stato contento di venire lo stesso. Vedere un
proprio genitore prima che muoia o partecipare almeno al suo funerale è un
diritto umano anche per un carcerato. Come è un diritto umano per un genitore
abbracciare i suoi figli prima di lasciare questa terra, anche, e forse a
maggior ragione, il figlio carcerato. Il ravvedimento e l’accompagnamento
per il reinserimento nella società da cittadino cambiato nel cuore e nei
valori, utile a sé e agli altri, si gioverà molto di più di una misura di
umanità in questo caso. Questa mamma ha resistito oltre il
limite nella speranza di vedere un’ultima volta il figlio carcerato. Non è
stato possibile ma l’ha sentito per telefono. Si è praticamente risvegliata dal
coma quando ha sentito la voce del figlio e poi si è lasciata andare.
Non voglio parlare dei casi particolari. Trattandosi di persone
ristrette ci possono essere situazioni delicate, difficili da gestire per la
magistratura. Ma il dolore è comunque immenso. C'è stato il caso di un giovane
ucciso dal clan rivale perché troppo coinvolto negli affari del padre che stava
in carcere in regime di 41bis. La magistratura ha stabilito che il funerale si
svolgesse direttamente in forma privata al cimitero escludendo i parenti e il
padre non ha potuto venire. Per quanto, in questo caso, si possono capire le
ragioni del magistrato, perdere un figlio o qualcuno dei parenti più prossimi è
uno dei dolori maggiori della vita.
Se non ci sono ragioni speciali dovrebbe sempre essere
concesso a un carcerato di poter abbracciare il proprio caro prima che muoia. E
la Direzione del carcere dove si trova dovrebbe poter dare l’autorizzazione a
questa trasferta se il magistrato non è in grado di valutare lui stesso in
tempo la situazione, come, in caso di urgenza, in ogni carcere c'è sempre
qualcuno che può autorizzare il ricovero di un detenuto in ospedale.
Ho vissuto con tanto dolore il caso simile di un mio
internato che non ha potuto vedere la mamma prima che morisse e a suo tempo ne
ho parlato sul blog degli amici dell’O. P. G. Lì, era chiaro che solo
l’incepparsi della macchina burocratica ha provocato a quell’uomo questo dolore
supplementare. Non c'erano altre ragioni. Era il solito internato totalmente innocuo
se accompagnato. Infatti abbiamo fatto prima e dopo il decesso della mamma gite
con lui senza speciale sorveglianza. Salvando il principio del controllo a
posteriori, è chiaro che un Direttore di carcere è una persona capace di
valutare se un detenuto deve essere impedito di uscire per un caso così.
Chiediamo a Dio di trasformare in consolazione e conversione
di vita ciò che umanamente è stato perduto. Sono certo che Carmela che ormai
sta vicino al Signore prega per questo, per il suo figlio e per tutte le
famiglie che si trovano in questa condizione.
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