Come già detto Daniele
si è tolto la vita all'inizio di giugno. Un paio di mesi fa mi era arrivato un testo del cappellano
dell’O. P. G. di Reggio Emilia che riporto sotto. Leggendolo sono stato colpito
dai gesti del vescovo, fatti lontani dai riflettori. Quando il vescovo Massimo si china davanti al blindato per stare
allo stesso livello di un internato senza gambe ho pensato a Daniele. Daniele aveva
le sue due gambe ma abitualmente si affacciava alla porta della cella accovacciato
dietro il blindato. Anche noi cappellani ci chiniamo davanti ai blindati, e io,
perché sono all’O. P. G., ho l’occasione di farlo fisicamente sapendo che quell’uomo
accovacciato nella su smorfia è Gesù stesso. Devo sicuramente farlo di più e
meglio. Spero che il Signore veda il poco che ho fatto in senso positivo e non
dalla parte di ciò che manca e come ho affidato Daniele alla Sua misericordia mi
affido alla misericordia di Daniele-Gesù per ciò che non ho fatto per lui.
Riceviamo da Don Daniele Simonazzi - O.P.G. Reggio
Emilia
Al Vescovo abbiamo anche
chiesto del suo rapporto con Gesù Cristo e del significato che ha Figlio
dell’Uomo.
Abbiamo apprezzato la sua
capacità di ascoltare e di cogliere con profondità il senso delle domande che
gli abbiamo posto.
Poi i suoi gesti. Durante il
Rosario Paolo e Antonio gli hanno fatto posto tra loro e quest’ultimo gli ha
dato la sua corona.
La chiesa è una comunità i
cui membri si sostengono vicendevolmente nella preghiera unanime con Maria,
come dicono gli Atti degli Apostoli.
Poi, improvvisamente, prima
dell’uscita dalla cappella Roberto si è prostrato e ha baciato i piedi del
Vescovo. La sua reazione l’ ha espressa dicendo che mai nessuno gli aveva
baciato i piedi. Anche Roberto ha detto che non l’aveva mai fatto e lo ha
motivato come gesto di umiltà.
La Chiesa è una comunità i
cui membri si “lasciano fare” e si lasciano condurre anche dove loro non
vogliono. Lasciarsi lavare i piedi dai minimi è forse più che lavarli a loro.
Anche l’incontro avvenuto
subito dopo, con coloro che in O.P.G vi lavorano sia il personale di Polizia
Penitenziaria che il personale sanitario è stato ricco di paternità, attenzione
reciproca e ascolto.
Siamo poi saliti in sezione,
l’unica in cui le celle sono chiuse 22 ore su 24. In queste Luca che è senza la
parte inferiore delle gambe. Per incontrare il Vescovo è sceso dal letto e ha
raggiunto l’altezza di... 1 metro. Riusciva a parlare col Vescovo solo dalla
parte inferiore del cancello. Il Vescovo si è chinato alla sua altezza e ha
iniziato un colloquio per nulla scontato e formale. Luca gli ha descritto la
sua situazione e il suo cammino di fede venendo rassicurato dal Vescovo in
merito alla presenza del Signore in lui.
La Chiesa è una comunità i
cui membri sanno chinarsi alle altezze dei più “alti” per Gesù, lasciando a
questo gesto tutta la sua forza.
Infine alla cella 25 (l’ultima)
l’incontro con Dino, il quale non ha esitato a dirgli che di 2 anni iniziali
che ha preso come misura di sicurezza ne stava facendo 13… ed è scoppiato a
piangere; il Vescovo si è commosso e turbato con lui.
La Chiesa è una comunità i
cui membri, di ogni ordine e grado, sanno piangere con chi piange e gioire con
chi gioisce.
Ci siamo congedati così nella
speranza di rivedere il volto del Vescovo Massimo.
Grazie a don Daniele Simonazzi che ci ha fatto conoscere questa visita del
Vescovo nelle corsie dell’O. P. G. di Reggio Emilia che, altrimenti, sarebbe
rimasta nascosta. Questa relazione ci conferma che l'O.P.G. di Reggio Emilia è un carcere come non immaginiamo sia possibile a Napoli. Dei malati mentali chiusi 22 h su 24!____
Se ti va lasciaci un commento nell'apposito spazio qui sotto.
Grazie
Nessun commento:
Posta un commento