Dopo Aniello, muore Daniele di infarto, e Luciano si impicca.
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Luciano è rimasto pochi
giorni con noi. Veniva da Poggioreale. Lui mi ha riconosciuto. Vedevo solo un
volto familiare senza saperlo metterlo a fuoco nella memoria. Ci eravamo
conosciuti al Reparto Verde di Secondigliano tanti anni fa. Ho capito chi fosse
quando mi ha detto: "Padre, voi non mi volete più bene!" E' quello
che diceva un pò a tutti. Non mi volete bene. Eppure tutti ci hanno messo del
loro meglio. (il senso della foto della vecchierella con i guanti bianchi ripresa piena di gioia ad una festa dalle suore dove abita, è che la riforma della misura di sicurezza come dico sotto, permetterebbe di risolvere tanti casi di pazzerelli nostri non particolarmente offensivi).
Ci sono giorni più
brutti degli altri all'OPG, e dopo 4 anni senza altro che qualche tentativo di
suicidio sventato, questi due suicidi a pochi mesi di distanza e anche in mezzo
un decesso per cause naturali, sono pesanti. Daniele è morto per infarto perché
troppo pesante, troppo inattivo, troppo nutrito di merendine
del sopravvitto. Un quadro di rischio purtroppo normalissimo nel regime
che ci impone la legge e la malattia mentale.
Piuttosto
che chiudere gli OPG come lo dice la legge Marino, il che non si farà,
soprattutto in questo tempo di crisi e di soldi che sono rimasti solo per gli
sprechi di chi approfitta ma non per investire nelle opere utili, bisognerebbe
"chiuderli" riformando la Misura di Sicurezza. Per lo meno in questi tempi di ricerca di consenso con gli slogan razzisti almeno si potrebbe
pensare di concedere la certezza della pena per i casi di pericolosità sociale
minore equiparando questi casi alle pene dei delinquenti minori non considerati
pazzi. È assurdo che un ladruncolo se la cavi con poco e che, invece, se
questo ladruncolo è anche ammalato mentale e quindi ha fatto la cosa senza
capirne la gravità, si abbiano tante difficoltà a rimetterlo in libertà.
Napoli: detenuto dell'Opg "organizza" incendio in sezione e poi si impicca con un lenzuolo
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Il Mattino, 27 settembre 201
Trentacinque anni, malato di Aids all'ultimo stadio: convince i detenuti dello stesso braccio a dar fuoco alle suppellettili e poi si impicca con un lenzuolo.
Si è ucciso, impiccandosi con delle lenzuola alla grata della sua cella, nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli. E per farlo ha creato una situazione di caos nel reparto convincendo gli altri internati ad incendiare alcune suppellettili: quattro agenti di polizia penitenziaria e due infermieri sono rimasti intossicati. È accaduto la scorsa notte.
Il detenuto, 35 anni, all'ultimo stadio dell'Hiv, pur di distogliere l'attenzione degli agenti e mettere a segno il suo gesto, ha organizzato l'incendio. Un episodio, quello verificatosi, denunciato dall'Osapp che chiede, in merito, maggiore attenzione da parte del ministro della Giustizia e del mondo della politica. "Vogliamo sensibilizzare il ministro Cancellieri e gli organi politici - dice Pasquale Montesano, segretario generale aggiunto Osapp - devono pensare come risolvere il problema, sia a tutela degli internati che della polizia penitenziaria".
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