DAL SITO DEL SENATORE IGNAZIO DI MARINO
Care amiche e cari amici,
il Senato ha approvato da poco la riforma. La Camera l’ha confermata con il voto di fiducia del 9 febbraio sul decreto legge sulle carceri: gli ospedali psichiatrici giudiziari chiuderanno il 31 marzo 2013.
E' evidentemente un passo storico.
I tempi perché le Regioni approntino soluzioni alternative agli attuali manicomi criminali, possono apparire stretti. Ma troppo lunghi sono stati gli ultimi trent’anni, passati da molti a tentare di illuminare quel cono d’ombra lasciato dalla legge voluta da Franco Basaglia nel 1978.
La cosiddetta 180, fondamento dei moderni metodi di
cura psichiatrica in Italia, non aveva infatti sciolto il nodo
dell’assistenza e della tutela delle persone che, ammalate di patologia
psichiatrica, avevano commesso un reato. Trent’anni che diventano più di ottanta,
se si guardano le fotografie sbiadite che ritraggono il ministro della
Giustizia Alfredo Rocco mentre inaugurava uno dei primi manicomi
criminali italiani nel 1925.il Senato ha approvato da poco la riforma. La Camera l’ha confermata con il voto di fiducia del 9 febbraio sul decreto legge sulle carceri: gli ospedali psichiatrici giudiziari chiuderanno il 31 marzo 2013.
E' evidentemente un passo storico.
I tempi perché le Regioni approntino soluzioni alternative agli attuali manicomi criminali, possono apparire stretti. Ma troppo lunghi sono stati gli ultimi trent’anni, passati da molti a tentare di illuminare quel cono d’ombra lasciato dalla legge voluta da Franco Basaglia nel 1978.
In questi ultimi giorni su questo provvedimento sono state dette falsità irresponsabili che mirano a generare allarme pubblico.
Si vuole gettare discredito su questa riforma e ingannare i cittadini
affermando che saranno messi in libertà criminali e serial killer.
Al posto degli Opg sorgeranno veri ospedali da 30 o 40 posti letto, dotati di tutta l’attrezzatura per l’assistenza ai pazienti, con infermieri, medici, psichiatri. Non è stata sottovalutata affatto la necessità di garantire la sicurezza dei cittadini, per cui all’esterno dei centri di cura la sorveglianza sarà assicurata dalla polizia penitenziaria. Basterebbe leggere la norma per rendersene conto.
Guarda il servizio del TG2 e quello del TG3.
Al posto degli Opg sorgeranno veri ospedali da 30 o 40 posti letto, dotati di tutta l’attrezzatura per l’assistenza ai pazienti, con infermieri, medici, psichiatri. Non è stata sottovalutata affatto la necessità di garantire la sicurezza dei cittadini, per cui all’esterno dei centri di cura la sorveglianza sarà assicurata dalla polizia penitenziaria. Basterebbe leggere la norma per rendersene conto.
Guarda il servizio del TG2 e quello del TG3.
Questa
riforma sarà finanziata con 273 milioni in due anni, di cui 180
destinati alla realizzazione dei nuovi luoghi di cura e 93
all’assunzione di personale qualificato.
Negli
attuali Opg, secondo i dati della commissione parlamentare d’inchiesta
sul Servizio sanitario, ci sono circa 1.400 persone di cui più di 900
riconosciute ancora pericolose per sé e per gli altri: saranno loro ad
essere trasferite nelle nuove strutture. Altre 500 circa, invece, sono
ritenute non più socialmente pericolose e hanno il diritto di uscire ma,
di fatto, non riescono a varcare la soglia dell’Opg, dove alcuni sono
chiusi contro la legge anche da trent’anni, veri ergastoli bianchi. Non
hanno un posto dove andare e continuano ad aspettare che lo Stato, la
Regione o il Comune si ricordi di loro e li accolga in una struttura.
Per loro deve valere un principio essenziale, affermato dalla Corte costituzionale: le esigenze di tutela della collettività non possono mai giustificare misure tali da recare danno alla salute del malato, quindi la permanenza negli ospedali psichiatrici giudiziari che aggrava la salute psichica dell’infermo non può proseguire. Queste persone dovranno essere dimesse e assistite sul territorio dai dipartimenti di salute mentale. Parliamo di meno di venticinque persone, in media, per Regione. Non è una missione impossibile, ma se tale si dovesse rivelare per alcune Regioni, lo Stato interverrà, individuando una soluzione per ciascun paziente.
Per loro deve valere un principio essenziale, affermato dalla Corte costituzionale: le esigenze di tutela della collettività non possono mai giustificare misure tali da recare danno alla salute del malato, quindi la permanenza negli ospedali psichiatrici giudiziari che aggrava la salute psichica dell’infermo non può proseguire. Queste persone dovranno essere dimesse e assistite sul territorio dai dipartimenti di salute mentale. Parliamo di meno di venticinque persone, in media, per Regione. Non è una missione impossibile, ma se tale si dovesse rivelare per alcune Regioni, lo Stato interverrà, individuando una soluzione per ciascun paziente.
Ecco
cosa vuol dire chiudere gli Opg. Una sanità degna di questo nome e la
garanzia di una sorveglianza esterna, nel pieno rispetto della comunità e
delle vittime dei folli autori di reato. Questa non è una riforma “per i
criminali”, come qualche senatore della Lega ha urlato. È una riforma
per tutti noi, per riconoscerci in uno Stato che offre il rispetto che
chiede. Perché la malattia mentale non resti uno stigma del quale avere
paura.
PER APPROFONDIRE: TROVI QUI 2 ALLEGATI
(1) LEGGI QUI LA SCHEDA DELLA CAMERA:
http://www.ignaziomarino.it/Archivio/2/scheda_camera_opg.doc
(2) LEGGI QUI L'ARTICOLO dello psichiatra Vittorino Andrioli sul Corriere della Serahttp://www.ignaziomarino.it/Archivio/2/corriere_della_sera_andrioli_su_opg_7_febbreio_2012.pdf
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