Oggi ho celebrato le esequie di Carmela. Una parrocchiana
molto assidua stroncata da un tumore. Uno dei suoi figli sta in carcere. All’ultimo
momento mi è stato chiesto un attestato per farlo venire al funerale perché non
aveva avuto il permesso di incontrare la madre in fin di vita. Sono
venuto apposta in parrocchia di mattina per dare questo attestato. Immaginavo
che non avrebbe avuto esito. Sono stato contento di venire lo stesso. Vedere un
proprio genitore prima che muoia o partecipare almeno al suo funerale è un
diritto umano anche per un carcerato. Come è un diritto umano per un genitore
abbracciare i suoi figli prima di lasciare questa terra, anche, e forse a
maggior ragione, il figlio carcerato. Il ravvedimento e l’accompagnamento
per il reinserimento nella società da cittadino cambiato nel cuore e nei
valori, utile a sé e agli altri, si gioverà molto di più di una misura di
umanità in questo caso. Questa mamma ha resistito oltre il
limite nella speranza di vedere un’ultima volta il figlio carcerato. Non è
stato possibile ma l’ha sentito per telefono. Si è praticamente risvegliata dal
coma quando ha sentito la voce del figlio e poi si è lasciata andare.
Non voglio parlare dei casi particolari. Trattandosi di persone
ristrette ci possono essere situazioni